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Events and News

La Storia di GAATW

La storia di GAATW è una storia di donne, donne che creano alleanze oltre le frontiere. Questa storia segna anche un momento di maturità nel movimento femminista:

  • Si è riconosciuto che la visione globale di associazione tra donne era sovraccaricata di numerose tensioni, incluse quelle della razza, classe, sessualità e nazionalità e ci si è reso conto della necessità di ascoltare ancor prima che parlare a nome delle altre donne;
  • Si è ammesso che le alleanze femministe, e anche quelle di altro tipo, si costruiscono attorno a relazioni di potere diseguale;
  • Si è compreso che la solidarietà finalizzata all’azione politica può essere effettiva solo se si riesce a negoziare varie agende.

Molte delle madri fondatrici di GAATW sono donne del sud del mondo che hanno acquisito l’esperienza della migrazione e dello spostamento (desplazamiento). Come donne politicamente attive, lavorano tutte su temi che analizzano la violenza di genere, il turismo e lo sfruttamento sessuale delle donne in contesti di conflitto armato. Gli anni di lavoro passati a trattare la situazione delle donne migranti sia nei paesi di origine, sia in quelli di destinazione, le ha condotto a porsi nuovamente la questione della migrazione e della tratta. Essendo esse stesse donne migranti, e beneficiando di privilegi sociali ben più importanti, si sono sentite attratte dalla difficile situazione che si trovavano ad affrontare le donne dei loro stessi paesi nel Nord industrializzato.

In qualità di lavoratrici sociali, interpreti, investigatrici e avvocate, le future fondatrici di GAATW hanno ascoltato le testimonianze delle loro compatriote che avevano intrapreso viaggi multipli alla ricerca dei propri sogni. Come solitamente accade, le testimonianze sono state raccolte nel momento in cui le donne si trovavano in una situazione difficile. Le promesse fatte loro da chi le aveva reclutate non erano state mantenute; le condizioni di lavoro erano insopportabili e, spesso, dopo anni di duro lavoro erano dovute tornare a casa senza neppure un rilevante guadagno economico. Ogni storia era una testimonianza di coraggio, di spirito di iniziativa e di determinazione. Complesse, forti e senza fine, queste storie palesavano lo stereotipo della vittima così come la percezione dominante di cosa potesse essere la tratta.

Gli inizi di GAATW

Un progetto di ricerca sull’azione di partecipazione femminista condotta in Thailandia dalla Foundation for Women (Bangkok), rivelò la complessità dei fenomeni di migrazione transfrontaliera, della prostituzione e dello sfruttamento (sessuale e di altro genere). I risultati di questo studio furono resi pubblici nel corso di una Conferenza Internazionale a Chang Mai nel 1994. Le discussioni condotte durante la Conferenza permisero di stabilire dei parallelismi tra i diversi studi di ricerca e le esperienze di assistenza diretta in altri paesi. I partecipanti poterono inserire le aree problematiche nel discorso contemporaneo e nell’attivismo che si muoveva attorno alla tratta delle donne.

Fu allora assunta collettivamente l’idea di lanciare GAATW.

GAATW iniziò la sua attività ponendosi delle semplici domande: Perché le donne migrano? Perché alcune di loro finiscono con il ritrovarsi in situazioni difficili? Che cosa significa esattamente “tratta”? Tratta e prostituzione sono sinonimi? Che cosa si può fare per tutelare i diritti fondamentali delle donne vittime di sfruttamento dopo che sono migrate?

Il Nostro Viaggio

A metà degli anni ’90, non esisteva alcuna definizione chiara del termine “tratta”; parallelamente, il trattamento inflitto dagli Stati e dalla società alle vittime del fenomeno era spaventoso. Invece che ricevere sostegno e assistenza, queste donne erano trattate come vere criminali per avere violato le leggi sull’immigrazione, mentre la società si accontentava di stigmatizzarle per avere svolto l’attività di prostitute.

Dopo il lancio dell’Alleanza, due missioni furono chiaramente identificate:

  • Lavorare per una comprensione chiara e senza ambiguità della tratta, come base di conoscenze per stabilire nuove norme e metodi di assistenza sociale;
  • Fare in modo che i diritti fondamentali delle donne vittime di tratta siano tutelati dalla legge.

I primi anni di GAATW furono anni di grande ottimismo. Barbara Limanowska, che lavorava allora al Segretariato Internazionale, ricorda che “Tutto aveva un aspetto più semplice dieci anni fa!” Sembrava logico che gli sforzi congiunti di tante persone potessero far avanzare a grandi passi verso la soluzione di tutti questi problemi. Gli Stati dovevano rapidamente formulare delle leggi adeguate sulla tratta, mentre le ONG – formate per un approccio centrato sui diritti umani – avrebbero dovuto completare il lavoro dello Stato.

Uno studio condotto in più paesi consentì di affermare che il problema della tratta di esseri umani non poteva essere affrontato separatamente dai fenomeni di globalizzazione, di sviluppo dell’economia informale, di aumento delle migrazioni di manodopera femminile e delle disuguaglianze esistenti tra generi, razze, classi e nazionalità. Le violazioni dei diritti umani apparvero sia causa sia conseguenza della tratta.

Uno studio basato sulle Convenzioni e sui Trattati Internazionali esistenti mostrò che in quei documenti era già possibile rinvenire le misure che consentivano di tutelare i diritti fondamentali delle persone vittime di tratta. Il problema restava allora l’applicazione di questi testi.

Nel corso dei suoi primi anni, GAATW si mise allora ad organizzare seminari di formazione ai diritti umani a favore delle ONG partner delle varie regioni del mondo, a condurre attività di lobbying per una definizione internazionalmente riconosciuta di tratta e a raccogliere, in seno ad uno stesso documento, i differenti strumenti di tutela dei diritti: Standard in materia di diritti umani per il trattamento delle persone vittime di tratta (Human Rights Standards for the Treatment of Trafficked Person – HRS). Per completare queste attività di formazione e di tutela furono condotti progetti di ricerca sull’azione partecipativa delle donne, per fare in modo che i membri dell’Alleanza non perdessero di vista la realtà concreta.